lunedì 31 marzo 2008

ne mancava uno

Ecco infine l'esito del votometro. Per fortuna sono tutti coerenti. (click sulla foto per ingrandirla)

venerdì 28 marzo 2008

avevamo dei dubbi?

Del sito di Open Polis l'unica cosa che mi resta da capire è che cavolo sia il partito per il bene comune..



Il politometro di Repubblica, invece, mi sovrappone al faccione di Bertinotti

mercoledì 19 marzo 2008

cose belle dal dipartimento - cosa diavolo significa in italiano?

Cosa c’è di meglio che ricevere una e-mail in cui ti si invita al Festival del Fundraising?
Certi privilegi sono solo per chi lavora al Dipartimento di Scienze Aziendali

Di meglio, però, qualcosa recentemente c’è stato: un “seminar lunch*” riguardo il tema delle raccolte punti. Il relatore, italiano ma con evidenti difficoltà ad esprimersi in una lingua diversa dall’inglese, ha infilato alcune perle:

una cosa a sostegno del mio argoment

in termini di comparison fra questi due

non si può risolvere il conflitto perché non posso creare un monitoring

le società danno in outsourcing la gestione dei viaggi aziendali per minimizzare gli overhead

l’impresa ha un beneficio nell’applicare il reward program, perché nei prezzi c’è un po’ di friction

i business costumer tendono a favorire airline dove hanno punti di un reward program

nel settore che tu esamini, che è quello del gasoline in italia,…

l’income approach è un approccio forward looking

utilizzare l’event study analysis serve per studiare l’abnormal return sugli asset dopo lo shock

è il classico problema dello shortermismo dei manager

Ma l’apice è stato quando: indicando una formula matematica proiettata sulla lavagna, ha detto: “questo è come pensano le persone”.

Wow.

Infine, a testimonianza del livello d’alienazione: qualche giorno fa un collega dottorando mi ha chiesto “organizziamo un corso d’aerobica con la techno?”
Io?
Aerobica?
Con la techno?

*: No, non sto cambiando. Detesto chiamarlo così. E’ che questo è il nome istituzionalizzato. Di cosa si tratta? Di una circostanza in cui qualcuno – ricercatore, professore, dottorando – illustra un suo articolo, mentre altre persone in platea lo ascoltano. La particolarità è che si svolge all’una e che il pubblico, mentre ascolta, mangia un disgustoso panino comprato al bar sotto al Dipartimento. Il motivo: ottimizzare il consumo di tempo. E’ tutto così maledettamente nordamericano.


lunedì 10 marzo 2008

Es una victoria del pueblo español, es una victora de la democracia.


Es una victoria del pueblo español, es una victora de la democracia.
Così cominciava, quattro anni fa, il discorso di José Luis Rodríguez Zapatero, ZP per la campagna elettorale. Ero in erasmus, a Tenerife, e solo pochi giorni prima avevo sentito un suo discorso elettorale nel Pabellón Santiago Martín, il palasport di Santa Cruz de Tenerife, detto la hamburguesa per la sua forma.
Stavo mangiando qualcosa in un sedicente locale messicano proprio prima di andare al cinema, quando ho visto i primi exit poll. Non ci credevo: non speravo davvero che Bambi, così come lo chiamavano Aznar e Rajoy, potesse vincere.
Ma le menzogne dei giorni precedenti avevano reso possibile il miracolo, in un Paese in cui la vergogna esiste e se un politico mente non viene più votato.
Gli attentati dell’11 marzo a Madrid, i morti di Atocha su cui Aznar per tre giorni specula, continuando ad incolpare l’Eta. Tutte le televisioni, tutti i giornali rendono conto delle parole del Partito Popolare, che per un intero mandato ha combattuto l’Eta con metodi estremi, rifiutando qualsiasi dialogo. Se la colpa fosse dei separatisti baschi, il ritorno d’immagine per Aznar e compagnia bella sarebbe grandissimo.
Ma i giornali del resto del mondo raccontano una storia diversa, che trapela anche in Spagna. E la gente impara che il governo ha mentito.
Ed elegge Zapatero.
Nel giro di pochi mesi ZP fa quello che nessuno, cresciuto in Italia, si aspetterebbe da un politico appena eletto premier: mantiene quello che ha detto in campagna elettorale. Via le truppe dall’Iraq, si ai diritti civili per le coppie omosessuali, nonostante le gerarchie cattoliche spagnole manifestino in continuazione contro il governo, sia a una riforma della tv per renderla più libera dai partiti.
Zapatero non è un santo: anche lui ha fatto errori in questi quattro anni, ma sono immensamente contento di questa sua nuova vittoria.
Perché a volte non ci vuole molto per vedere che un mondo diverso è possibile.


domenica 2 marzo 2008

fanno di tutto perché non li voti

Quando vivevo in Spagna leggevo El Pais: una delle cose che ho sempre apprezzato maggiormente è la disposizione degli argomenti all’interno del giornale. A differenza di quanto non avvenga coi giornali italiani, infatti, dopo la prima pagina El Pais tratta la cronaca dal mondo. Solo verso pagina dieci è il turno delle notizie dalla Spagna. Mi sembra un buon modo di mettere in prospettiva i propri problemi, che risultano sempre più di scarsa importanza in un panorama globale.
E poi: la cronaca internazionale su El Pais è proprio fatta bene, molto più accurata di come non sia normalmente sui giornali italiani. E’ così anche per l’edizione on-line: riguardo le primarie americane, per esempio, elpais.es da le notizie normalmente con diverse ore di anticipo rispetto a repubblica.it.
Velocità e qualità, in sostanza.

Ieri mattina ero in giro per Bologna e, potendo contare finalmente su un sabato mattina di relax, sono andato in Sala Borsa a passeggiare un po’ fra i libri. Come faccio quando ho tempo e voglio rilassarmi, cullando al contempo la nostalgia per l’estero, sono andato nella zona dei quotidiani internazionali, e mi sono messo a leggere El Pais.
Ed ecco che, a pagina due, trovo un’intervista angosciosa. Quello che Veltroni non ha il coraggio di dire apertamente in Italia, lo va a raccontare ai giornalisti starnieri: siamo riformisti, non di sinistra.


Io di questo maanchismo non ne posso più. Queste candidature di facciata mi hanno davvero stancato: l’idea di correre da soli era opinabile ma coraggiosa. Bisogna dare atto a Veltroni di esser riuscito a ridisegnare gli schieramenti politici italiani, portando davvero ventate di novità. Ma non può dire che ha “chiuso l’alleanza con la sinistra perché con loro su alcuni temi le differenze erano abissali” e poi candidare insieme Binetti e Bonino, con la seconda favorevole all’abrogazione del concordato col Vaticano e la prima che fama di passare il tempo libero col cilicio indosso. Mi sembra solo facciata, così come candidare l’operaio superstite della Thyssen insieme al figlio di Colaninno. Oppure l’ultima, davvero estrema: il pressing per la candidatura di Calearo, presidente di Federmeccanica Veneto, lo stesso che pochi mesi fa incitava allo sciopero fiscale.
Insomma: a me stanno davvero rompendo. Ha ragione Odifreddi che, dopo aver partecipato alla costituente del PD se ne è chiamato fuori perché Veltroni “viola il principio di non contraddizione”.

Nota a margine: bella la mostra fotografica, ma la mia foto è tagliata male rispetto all’originale!!
Hanno stravolto la costruzione dell’immagine. Sembrano particolari, ma ribaltano l’impatto visivo della composizione. Ecco la foto come doveva essere: