giovedì 20 dicembre 2007

Luttazzi: il monologo censurato

Qual è l'unico giornale italiano che ha pubblicato il monologo censurato di Daniele Luttazzi?
E' stata forse Repubblica?
Magari.
Magari fosse stato quello che ormai è l'organo di stampa del Partito Democratico.

E invece..
Bisogna ringraziare l'Unità se possiamo leggere il monologo sulla Chiesa Cattolica. Il monologo che sarebbe andato in onda nella sesta puntata di Decameron. Ecco il testo:


Benvenuti a DECAMERON. Politica, sesso, religione e morte. Un programma televisivo così bello che ne vedi una puntata e dici: “Oh, non guarderò mai più la vita vera finché campo!” Uuuuh! Stasera sono proprio elettrico. Sarà che mi devono arrivare. Qua a Roma è arrivato l’inverno. Fa molto freddo. Fa tal freddo che le minorenni sulla Salaria offrono pompini gratis ai ciccioni. Un mio amico va a puttane sulla Salaria. Gli ho detto che in giro è pieno di ragazze oneste e rispettabili. Sì, mi fa lui, ma quelle non posso permettermele. Fa veramente molto freddo. Fa talmente freddo che oggi Mussi spalmava il vicks vaporub sulla Cosa Rossa.

Fa molto freddo, ma sono bellissime giornate. C’è un sole splendido. E quando c’è il sole, sono tutti allegri. Oggi ho visto un funerale entrare in un McDonald’s. Ballavano la conga.
Mi accodo al trenino ed entro anch’io. Era il McDonald’s di piazza di Spagna. Sì, a Roma in piazza di Spagna c’è un McDonald’s. Non bisogna stupirsi. I McDonalds sono ormai dappertutto. Mia sorella ha un McDonalds nella sua cucina. Io ne ho uno nei miei pantaloni.

E mentre sono lì che contribuisco a disboscare la foresta pluviale mangiando un Big Mac da 3 etti, mi viene in mente una cosa. Nessuno pensa mai al sacrificio delle mucche che vengono macellate per la goduria del nostro palato. Bisognerebbe onorare il loro sacrificio. Con delle raffigurazioni. Con delle icone. In chiesa ci sono le stazioni della via Crucis, no? In un McDonald’s dovrebbero esserci dei quadretti simili. Con una mucca al posto di Gesù. Più o meno 14 quadretti: 14 stazioni della via Crucis della mucca, la Cow Crucis, con sotto delle brevi didascalie. Mi sembra una buona idea. Onoriamo il sacrificio delle mucche. Anche perché sembra che le mucche tengano una lista delle persone che mangiano hamburger: per quando si vendicheranno.

Qualcuno mi ha chiesto: Daniele, perché ce l’hai con la religione?
Perché mi sono convinto che le religioni sono pericolose. Operano un plagio di massa che ha una funzione sociale di controllo; e che diventa pericolosissimo quando la religione, forte del numero, tende a far coincidere il peccato col reato, e a condizionare l’attività dei governi.
Gli esempi in questo senso sono sempre all’ordine del giorno (staminali, pacs, eutanasia) e ormai insopportabili... Ricorderete come la Chiesa si sia opposta alla ricerca sulle staminali degli embrioni perché "l’embrione è uno di noi, è già persona". C’erano però tre contro-argomenti formidabili:

a) Quello teologico. S.Tommaso nega agli embrioni la resurrezione, in quanto privi di anima razionale, e pertanto non ancora esseri umani. (Supplemento alla Summa Theologiae, 80, 4); b) Quello pragmatico. La Chiesa nega il battesimo ai feti abortiti in modo spontaneo. Nella prassi, cioè, la Chiesa non considera il feto una persona finchè non nasce vivo. c) Quello naturale. Di tutti i concepiti, solo il 15-20% riesce ad annidarsi nell’utero materno. La natura stessa, cioè, non tutela così tanto il diritto alla vita del concepito, diritto che però si arroga la Chiesa. ...È stata poi la scienza, e non la religione, a scoprire, la settimana scorsa, che è possibile ricavare cellule staminali anche da tessuti adulti. Fine del dilemma etico sollevato ad arte. Con la nuova ricerca sulle staminali, gli scienziati ritengono che adesso potremmo fare grandi progressi, dalla cura del Parkinson alla rigenerazione della spina dorsale nel centrosinistra. ....

In realtà, lo sappiamo, il motivo vero è che la Chiesa teme le unioni omosessuali. Ma se è un tema così importante, com’è che Gesù non dice una parola in proposito? Gesù non dice una parola su questo, ma tante sulla tolleranza, l’accettazione, il non giudicare, il frequentare i reietti e gli ultimi. La Bibbia dice: “Non guardare la pagliuzza nell’occhio del tuo vicino, ma la trave nel tuo occhio”. Al che i gruppi gay hanno replicato: se la trave te la metti nell’occhio, lo stai facendo in modo sbagliato”.

La regola della convivenza umana è terrestre, non divina: ogni uomo è libero e deve poter decidere su di sé. ...E invece mille ostacoli. Col paradosso che i nostri parlamentari, per tenersi buoni i voti vaticani, da anni negano a noi, cittadini che li eleggiamo, i diritti che per sé loro si sono già attribuiti: da ben 16 anni, infatti, i parlamentari conviventi hanno gli stessi diritti dei parlamentari sposati. ......Nel frattempo Veltroni si trova a dover trattare con la segreteria di stato vaticana sull’eventuale istituzione di un registro delle coppie di fatto nel comune di Roma. Alla faccia della pari dignità dei cittadini che cattolici non sono, o che hanno preferenze sessuali non omologate.

...Ennesimo scadimento della laicità dello Stato, riconfermato dal voto della sinistra in Parlamento a favore dei privilegi economici della Chiesa cattolica: l’esenzione ICI e i meccanismi di assegnazione dell’8 per mille. .... Ecco papa Ratzi. Ride. Riderei anch’io se la mia ditta non pagasse le tasse. Ma la Chiesa non fa che rispettare il dettame evangelico. Gesù disse: “I miti erediteranno la terra”. Ed evitò astutamente di parlare della tassa di successione.

....L’abito di un cardinale: mozzetta rossa chiusa da dodici bottoncini. Sotto, rocchetto bianco in cotone con maniche a tre quarti ornato di pizzi e ricami. Sotto, fascia rossa di seta alla vita, con frangia, e sottana rossa di lana fine con bottoncini fino ai piedi. In testa, zucchetto rosso e berretta rossa a quattro angoli e tre spicchi o cappello a saturno nero ornato da cordone e fiocchi oppure mitria di seta bianca damascata. Se Gesù si imbattesse in un cardinale, scoppierebbe a ridere. ....

La separazione tra Stato e Chiesa, cioè fra reato e peccato, la indicò Gesù, quando disse: “Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”. Ne deduco che, se il papa è cattolico, Cristo non lo era. Altro guaio delle religioni: spesso danno una cornice nobile a comportamenti aberranti. Guardate come i musulmani in certi Paesi lapidano le loro donne. Non potrebbero farla franca, se non fosse per motivi religiosi.

Oppure, sempre la Chiesa cattolica. Milioni di persone muoiono in Africa di AIDS anche perché la Chiesa condanna l’uso del preservativo. Il preservativo, a quanto pare, è contro gli insegnamenti di Cristo. Anche se Cristo non ne ha mai parlato... Qualche mese fa il papa ha chiesto a una commissione vaticana un dossier sull’uso del preservativo come protezione dalle malattie. Oh, proprio adesso che mi ero abituato alla castità.

Avete letto l’ultima enciclica di Papa Ratzi? E chi non l’ha letta? È così amena! È più divertente di un barile pieno di anguille. «Spe salvi», salvi nella speranza. Un testo sulla superiorità della fede cristiana, che esalta la sofferenza, perché avvicina alle sofferenze di Cristo. Cristo è morto in croce per i nostri peccati! Uuh, ma così ci fa sentire troppo in colpa! Non poteva solo lussarsi un’anca, per i nostri peccati?

L’enciclica è piena di citazioni colte. E questo è il QUIZ della settimana: quali fra questi intellettuali non è citato da papa Ratzi nell’ultima enciclica? Sant’Agostino. Kant. Adorno. De Sade. E la risposta è: De Sade. La Spe salvi, sorpresa! è una dura condanna della modernità. Il giorno che venne eletto, dissi in teatro: “Hanno eletto il nuovo papa. È il cardinal Ratzinger. Subito condannato di nuovo Galileo”. Non mi sbagliavo. Dopo un mese Ratzi disse: “La risposta alla modernità è Cristo”. Io ho 46 anni, nella mia vita ho imparato una cosa: se la risposta è Cristo, la domanda è sbagliata. ... Ratzi attacca l’illuminismo, ma la Chiesa in 18 secoli non abolì la schiavitù, cosa che fece la Prima Repubblica francese del 1794. D’altra parte è noto che la Chiesa è lenta ad abbracciare la modernità. Fino a poco tempo fa, la loro idea di portatile era un chierichetto.

...Dico questo: se Dio avesse voluto che credessimo in lui, sarebbe esistito. ...Le religioni sono un fatto culturale. È tutto molto relativo. Il papa vorrebbe che tutti fossero cattolici. Le mucche vorrebbero che tutti fossero di religione indù. ....Qual è la verità sull’aldilà? Direi di partire da un semplice assioma: che nessuno ne sa niente. Mi piacerebbe che il papa una domenica si affacciasse su S.Pietro e dicesse: “Sapete una cosa? Nessuno ne sa niente. Siete liberi!”...

L’anno scorso Ratzi scrisse la "Lettera sulla collaborazione dell’uomo e della donna". Ratzinger ha scritto un documento sulle donne. La cosa mi colpì perché non immaginavo che Ratzinger ne conoscesse una. Nella lettera, Ratzinger scrive che la famiglia è il fondamento della società. Vecchio adagio dei reazionari di sempre. Ma già negli anni 60, filosofi e psichiatri come Deleuze e Guattari, Laing, Reich hanno spiegato che la famiglia patriarcale serve a perpetuare la società proprietaria e autoritaria.

....Qualche anno fa, una commissione teologica internazionale guidata da Ratzinger si riunì per rispondere alla domanda: "Dove vanno le anime dei bambini morti senza battesimo?".
Questi temi mi affascinano. In auto ascolto sempre Radio Maria. Anche perché è inevitabile: accendi la radio, c’è Radio Maria. ..."Dove vanno le anime dei bambini morti senza battesimo?" Io avrei voluto essere in quella commissione di Ratzinger. Come fai a dare a una risposta? È come chiedere "Dove vanno le anime dei Klingon dopo morti?" Da nessuna parte, dato che i Klingon sono un FRUTTO DELLA FANTASIA UMANA.

Cenni storici ...Nella Genesi, è il serpente a convincere Eva a mangiare la mela proibita. Eva dà un morso e cade in un lungo sonno da cui Adamo la risveglia con un bacio. No, questa è Biancaneve. Bè, se da piccolo ti avessero detto che Biancaneve è una religione, ci avresti creduto! Comunque: Adamo ed Eva mangiano la mela e Dio li caccia dal paradiso terrestre. Meno male che non ha scoperto cosa avevano fatto con le banane.

....Nel tempo, le funzioni mitiche svolte dalle religioni e dalle monarchie non spariscono: oggi vengono assolte dai mezzi di comunicazione di massa e dal potere simbolico dei segni-merce, nuovi mondi-di-sogno. La pubblicità come teologia della lavatrice. Provate adesso a immaginare qualcuno che pretenda di vendervi una lavatrice alla condizione che, se non la comprate, brucerete all’inferno. Lo mandereste a cagare. Ma no, lui pretende anche di essere rispettato, perché non è solo una lavatrice, è una religione! Segnalo una grande novità: nella Spe salvi, il papa mette in dubbio l’esistenza delle fiamme eterne dell’inferno. Ma il paradiso, raccontato da Ratzinger, sembra la stanza da letto di Cristiano Malgioglio. Il papa oggi scrive che la scienza non salva l’uomo. Allora, d’ora in avanti, niente più antibiotici a Ratzi, ok? ... Sentiamo cos’ha da dirci Nostradamus.

LE ULTIME PROFEZIE DI NOSTRADAMUS: La mafia aumenterà gli stipendi ai dipendenti. Verrà scoperta una nuova suoneria cellulare di Mozart. Fabrizio Cicchitto si ritirerà dalla vita politica. Passerà più tempo coi familiari, che chiederanno di non essere identificati. L’editore di Penthouse diventerà cattolico e metterà sulla copertina del mensile una Vergine "gratta&annusa". Un gigantesco asteroide colpirà la Terra nel 2014. L’impatto avrà l’effetto di 20 milioni di bombe atomiche simili a quella sganciata su Hiroshima. Le autorità militari prepareranno il mondo alla nuova vita post-impatto detonando una bomba atomica al giorno nei sette anni precedenti. Quello della Chiesa è pensiero magico. Nell’udienza di mercoledì, il papa ha esortato gli esorcisti a continuare il buon lavoro. Parole di incoraggiamento anche ai cacciatori di vampiri.

Dice: Ma tu Daniele sei cattolico? Certo. Sono cattolico, apostolico, decaffeinato..... E mi affascina la storia di Giacomo, il fratello di Gesù. Sapevate che Gesù aveva un fratello? Io l’ho letto anni fa sulla Settimana enigmistica e non l’ho più dimenticato. Dev’essere stata dura, avere Gesù come fratello. Vinci una gara di nuoto, lui cammina sulle acque. Sai fare un cocktail, lui trasforma l’acqua in vino. Fai ripartire un’auto in panne, lui resuscita Lazzaro. Ti viene l’herpes, lui muore crocifisso. Che palle!

....No, in realtà non sono cattolico. Sono cristiano monofisita: non riconosco le decisioni del concilio di Calcedonia nel V secolo. Ero cattolico, finchè un giorno Dio mi è apparso in sogno e mi ha rivelato che erano tutte stronzate. Ok, non era un sogno: mi ha parlato da un roveto ardente. Ok, non era un roveto ardente: era il boschetto di una ragazza che stavo leccando. Comunque resto convinto che il cristianesimo sarebbe stato diverso, se Gesù avesse avuto una decappottabile.

mercoledì 5 dicembre 2007

Appunti per testimoniare l'esistenza in vita

Per una volta capisco l'uso di un termine inglese, piuttosto che italiano, nell'ambito di lavoro. Quando devi spedire un articolo ad una conferenza, sperando che l'accettino, si da avere punti per un futuro concorso da ricercatore (i coautori) o da poter andare spesato alcuni giorni all'estero (io), quella che hai di fronte non è una scadenza.
E' una deadline: c'è sempre la possibilità che la tua vita non faccia in tempo a vedere la mattina successiva.
Nel frattempo l'unico svago che riesco a concedermi è il meraviglioso corso di fotografia digitale. Uscite fotografiche il sabato mattina, sere passate su photoshop, notti a luci rosse in camera oscura (scherzo, eh.). Solo che non è sano avere come hobby qualcosa che, come il lavoro, ti tiene molto davanti al pc.
Ti rendi conto di star esagerando con photoshop quando, parlando con una ragazza, pensi che starebbe meglio se aumentassi luminosità e contrasto di occhi e contorno occhi.

mercoledì 21 novembre 2007

Avanti Sav!

Immaginate di vivere in una grande casa, piena di stanze, bagni, cucine, salotti. Un palazzo enorme, pieno di gente diversa, accenti strani, borghesi, operai, ricchi, mendicanti.
Tutte queste persone, tutte le loro famiglie, occupano un appartamento all’interno di questa casa da tempo immemorabile. A volte ci sono scambi, a volte qualcuno occupa un zona rimasta sfitta, ogni tanto l’ultimo di una famiglia muore. I diversi discendenti si mescolano fra loro, ma rimangono a vivere nelle Casa.
Immaginate che ci sia una famiglia che, per un motivo casuale e fortuito, sia stata designata tanto tempo fa a comandare ed a stabilire le regole della casa. Non importa perché proprio questa famiglia sia la prescelta: magari un antenato era stato particolarmente furbo o intelligente, forse i primi abitanti avevano semplicemente estratto a sorte, magari il potere era stato guadagnato con la violenza.
Ad ogni modo, ormai da tanto tempo, tutti i discendenti di questa famiglia vivono nella ricchezza, approfittando delle persone su cui regnano. Non hanno paura di non arrivare a fine mese, non devono comprare vestiti economici. Vivono in appartamenti splendenti e pieni di ogni ricchezza.
La loro maggiore preoccupazione è godersi la vita, il loro potere si alimenta da solo.
Per meglio sfruttare il proprio tempo hanno lasciato la gestione della Casa ad altre persone, scelte da alcuni degli abitanti.
Un giorno il governante di turno, un tipo tarchiato, col culo basso ed una enorme mascella, viene a sapere che nel quartiere si è scatenata una guerra: alcune altre Case stanno combattendosi ed i rispettivi governanti mandano i più poveri in strada ad uccidersi. Il governante della nostra casa non riesce a trattenere l’eccitazione e, come un bambino, decide che anche lui vuole partecipare. Non gli bastano le macerie che le guerre precedenti avevano lasciato, non gli bastano i ponteggi ancora da smontare dopo anni di ristrutturazione. Lui vuole attaccare.
E cosa fa un bravo Re di casa, allora?
Ferma il pazzo al governo, impedendogli di mandare a morire gli altri abitanti della Casa. Non firma leggi vergognose in cui alcuni inquilini sono definiti inferiori e sbattuti fuori, in una fossa comune o nella stanza delle caldaie. Gli impedisce di mandare le sue squadracce ad eliminare gli avversari politici.

E invece.

Poi, per fortuna, la guerra finisce.
E, per fortuna, si decide che un re non lo si vuole, men che meno questo. E il re, uomo fortunato, anziché essere sculacciato viene lasciato libero di andarsene all’estero. Povero: che sofferenza!

Poi passano quasi cinquanta anni. Ai discendenti della famiglia reale viene concesso di tornare nella casa. Forse per premiarli del comportamento integerrimo: cosa vuoi che sia un morto in situazioni poco chiare? Cosa vuoi che sia uno scandalo sessuale?

E questi cosa fanno? Anziché chiedere scusa per i danni fatti, anziché ringraziare per la grande cortesia fatta loro a riammetterli nella Casa,vogliono anche dei soldi? Vogliono anche i danni!
Senza vergogna.

Sbattiamoli di nuovo fuori, subito.

Nota: oltre al danno anche la beffa. Vincessero la causa i soldi andrebbero alla "Fondazione Emanuele Filiberto di Savoia" che li destinerebbe "in opere di beneficenza e di sostegno alle fasce sociali più disagiate". Sono bravi tutti i fare la carità coi soldi altrui. Vendete qualche gioiello di famiglia e distribuite i soldi alle fasce sociali più disagiate, se proprio volete.

update: la cosa peggiore è trovarsi d'accordo con Calderoli!

domenica 11 novembre 2007

Cosa diavolo significa in italiano? - e 6

Quando la ragazza ha detto che "l’embeddedness all’interno del cluster lo intendo come knowledge flown" non ce l’ho più fatta.
E dire che avevo provato a vincere la mia spocchia autarchica. Mi ero seduto sulla mia bella sedia blu pieno di buone intenzioni. Avevo fatto finta di non sentire che si voleva "modificare il pattern causale esistente in letteratura” ed avevo tossito rumorosamente per coprire il fatto che “c’è stato uno stream di ricerche”.
Io, davvero, non volevo fare di nuovo quello diverso dagli altri. Volevo buttarmi con grande entusiasmo su questo dottorato, integrarmi, lasciare che la mia socializzazione primaria fosse vinta dalla socializzazione secondaria del dipartimento, che il mio comportamento deviante (Berger e Luckmann, 1966) soccombesse.
Volevo anche io dire “implementare” tre volte al giorno.
Ma non riesco.
Quando ho sentito che “ci sono dei findings contrastanti” una palpebra ha cominciato a tremare.
Guardavo la ragazza, in piedi accanto allo schermo su cui il proiettore diffondeva le sue diapositive.
Quando ho udito che “le imprese sono competing, collaborating e indipendent” il mio sorriso è diventato un ghigno.
Professori, ricercatori e dottorandi seguivano attenti seduti nell’aula seminari.
Quando ho sentito che “la definizione di cluster è abbastanza broad” ho cominciato a digrignare i denti.
Fuori gli studenti passeggiavano ridendo.
Allora un respiro profondo: corpo rilassato, corpo rilassato, corpo rilassato, corpo rilassato..
Training autogeno aiutami. Fammi calmare.
Poi quella frase.
Mentre uscivo ho sentito dire “ma perché dovremmo preoccuparci di quanto grande è l’embeddedness”.
Già, perché?

venerdì 26 ottobre 2007

We can work it out

Ho finito di lavorare da un’ora.
Ieri notte sono uscito dal dipartimento a mezzanotte e mezza.
Martedì alle nove.
Lunedì anche.
Domenica ho lavorato.
Sabato ho dormito.
La settimana scorsa ormai non mi ricordo più cosa ho fatto, ma non sono mai uscito prima delle otto di sera.
Il wek end precedente è stato di lavoro.
Tutta la settimana prima, anche.
Un collega dice che prima, quando lavorava in Accenture, lavorava meno.

Non ho più nemmeno il tempo di dedicarmi allo shopping compulsivo! Cioè: compro lo stesso le cose, ma così non ho il tempo di godermi l’acquisto.

Sto pensando di fare la domiciliazione bancaria riguardo a Pull & Bear, così almeno guadagno il tempo passato in fila alla cassa.

lunedì 22 ottobre 2007

E' gradito, per non dire richiesto, un abbigliamento fantasioso ed originale [c'era scritto sul biglietto del concerto]

Coriandoli in aria, e grossi palloni gonfiati che rimbalzano fra le mani protese.
Sul palco, pantaloni aderenti bianchi, coi fianchi disegnati a motivi floreali.
Camicia bianca con due strisce argentate, poi maglietta bianca, poi a petto nudo.
Una serie di giacche troppo strette, tanto gay, molto belle.
La coreografia è da metà anni ’80, io canto come se avessi sedici anni, non capisco bene dove sono. Ma sono molto contento.
Al mio collo, il boa verde fosforescente attira molti sguardi invidiosi.


[ok: la foto non è del concerto di Bologna, ma ero senza macchina fotografica]
[update: questa foto è si del concerto di Bologna, grazie flickr]

siccome mi fanno notare che la foto è piccola e non si capisce.. era il concerto di MIKA a Bologna!
Altre foto qui

lunedì 15 ottobre 2007

riflessioni estemporanee

Oggi sarei potuto essere a Torino, al primo giorno alla Scuola Holden.
E invece.
Bologna, ennesimo giorno del dottorato. Oggi lezione di marketing.
Mi vien voglia di alzare bandiera bianca: ehy, ragazzi, va bene lo stesso, anche se mi fermo.
Non siete voi il problema, solo che questo non è il mio sogno.
E’ la vita di un altro.
Ma va bene anche così: sto imparando a non ascoltare i consigli razionali. Per me è un buon passo avanti.
Il morale è buono.

venerdì 6 luglio 2007

spesso il male di vivere ho incontrato

E’ venerdì, sono le quattro e cinque minuti e sto aspettando di poter iniziare un incontro che era fissato alle due e mezza. Il professore, due piani più su, è al telefono. Fa caldo, non c’è aria condizionata e la stanza è piena di pc, stampanti, server. Accesi. Il naso sanguina lentamente ed ho una ghiandola del collo che si è gonfiata. Almeno questa, potenza della psicosomatica. Credo.
Terzo giorno di nuovo in ufficio, senza aver certo smesso di lavorare da casa, e l’accoglienza che mi danno i colleghi è nulla, come se ci fossimo visti ieri. Nessuno che mi chieda com’è andato l’intervento, nessuno che mi chieda qualcosa. Eppure tutti erano informati.
Non così va fra i co-dottorandi che, quelli si, sono stati umani e gentili e si sono informati ed hanno chiesto. Almeno questo.

Ma la soluzione non è mica distante, basta cambiare lavoro, no? O fare un master a Buenos Aires! E se mi rimane tempo libero, sembra esserci un bel modo per arrotondare!

martedì 26 giugno 2007

mentre il naso lentamente cicatrizza

E’ strano subire un’operazione chirurgica – seppur di poco conto – mentre si è svegli. La mia unica precedente esperienza di sale operatorie era stata per l’appendicite: lì dormire dall’inizio alla fine era stato molto semplice. In questo caso, invece, è come essere dal dentista, ma con molto più sangue in giro.
L’intervento non è stato troppo doloroso - se si eccettua la puntura di anestetico sulla punta del naso – ed è tecnicamente riuscito: tutto bene dunque. L’unico inconveniente è che risulta che sanguinassi molto più del previsto: forse il mio naso è particolarmente capillarizzato, come dimostrerebbe pure il fatto che da piccolo soffrivo molto spesso di sangue al naso. La conseguenza è che la convalescenza è ben più lunga del previsto, perché come mi muovo il naso riprende a gocciolare.
Morale: me ne sto a casa, spostandomi fra letto e studio e fermandomi di tanto in tanto in bagno, aspettando che l’interno del mio naso torni in forma. Sono pure particolarmente stanco e mi affatico con nulla, ma immagino sia normale: solo dopo l’intervento ho capito quanto fosse lungo il condotto che mi hanno allargato.
Due sono state le cose particolarmente notevoli dell’operazione: [qui chi è particolarmente impressionabile è invitato a saltare al paragrafo successivo]: la prima è stata una sensazione davvero pessima, della quale per fortuna ero stato avvisato dall’anestesista. Quando l’anestetico dal naso è colato nella gola me l’hanno fatto deglutire, col che s’è anestetizzato tutto il condotto rino-faringeo. L’esito è che non si sente più passare l’aria quando si respira e ci si meraviglia di non soffocare: di questo avrei fatto volentieri a meno. Il secondo aspetto è molto più divertente. Chi fra voi non è cresciuto in campagna, come invece ho fatto io, probabilmente non avrà mai assistito alla preparazione dei polli e delle galline per la surgelazione. Da piccolo vedevo mio nonno che compiva l’operazione: una volta tirato il collo (cosa che per fortuna non ho mai visto), la gallina va spennata. Tolte le penne più lunghe, bisogna passare l’animale sul fuoco per ammorbidire la pelle e facilitare la conclusione del lavoro. L’odore che viene emesso è assolutamente caratteristico. Ecco: mentre l’otorino bruciava al laser parte del mio naso interno, pur non sentendo alcun dolore, ho sentito lo stesso odore e sono stato precipitato di nuovo ai miei sette anni, quando stavo col nonno in campagna. Una madeleine a forma di naso.
Per fortuna ad aiutarmi in questi giorni di convalescenza c’è anobii, l’ultima droga per che già non era soddisfatto con i blog, flickr, o magari addirittura last.fm o twitter(ma questa secondo me è una delle più grandi vaccate della storia). Potrei parlare di come, volontariamente, stiamo diffondendo in rete una tal quantità di informazioni su di noi, che chiunque potrebbe banalmente fare da Grande Fratello, ma adesso non ne ho voglia. Preferisco darvi il link alla mia libreria, su cui ho amorevolmente elencato tutti i libri letti da febbraio 2004 e un po’ di quelli che mi ricordo d’aver letto in precedenza.

mercoledì 20 giugno 2007

Un naso nuovo

Cari lettori pochi ma, spero, affezionati, vi saluto per l'ultima volta col mio vecchio naso. Domani un uomo vestito di bianco ne cambierà l'essenza, cercando di donare un respiro più profondo ai miei pensieri. Non di intervento estetico si tratta - giammai! - ma di intervento funzionale perché da sempre, nonostante le dimensioni imponenti, non respiro bene. Da più piccolo avevo anche sviluppato una teoria, in merito alla inscindibile connessione fra grande naso e intelligenza: Dante, Leonardo, Napoleone.. gli esempi certo non mi mancano.
Quando ho chiesto al chirurgo informazioni sull'estetica che avrebbe avuto il mio naso dopo l'intervento, lui ha travisato: "eh, non possiamo fare molto.." "E invece è proprio il contrario!", ho ribattuto io, "Deve rimanere il più possibile simile a come è ora!".
Insomma: non so nemmeno che forma avrà il mio naso domani. Mi aspetta un futuro incerto.

giovedì 14 giugno 2007

Cosa diavolo significa in italiano? - 4

Come raccontavo già in alcuni precedenti post, capita spesso di sentire gente esprimersi in modo strano, in questi luoghi. La settimana scorsa, prima del consueto “seminar lunch[1]”, mi sono trovato a fare due chiacchere con altro ragazzo. Si parlava di progetti per il poco tempo libero: idee che spesso non si realizzano. Comunque ho considerato la conversazione conclusa quando mi ha annunciato che “il mio prossimo task è imparare lo spagnolo[2]”.

Il seminario è stato abbastanza divertente, specie quando la ricercatrice ha risposto ad alcune domande degli uditori. Un ragazzo metteva in dubbio la relazione di causa effetto fra le variabili che lei aveva trattato nell’articolo, sostenendo che forse ciò che lei aveva individuato come causa era in realtà l’effetto, e viceversa. E lei ha risposto che, in effetti, è un po’ un “chicken and egg problem[3]”...

L’articolo aveva a che vedere in qualche modo con importanti scienziati americani (“star scientist”): fisici e matematici. Una differenza, ho scoperto, è che mentre i fisici hanno bisogno di complicate attrezzature di laboratorio, matematica è una facoltà “paper and pencil[4]”, in cui cioè ai ricercatori bastano carta e penna per lavorare. O almeno era così fino a poco tempo fa. Del resto lei stessa non lo sapeva bene, non essendo “hands on[5]” su questo problema.

[1] Seminario che si svolge alle 13:00. Il pubblico, mentre ascolta, mangia un panino o, se preferisce, un pranzo che si è portato da casa.
[2] Il mio prossimo compito è imparare lo spagnolo
[3] Il problema dell’uovo e della gallina. Quanto pare aulico in inglese..
[4] Carta e matita
[5] Con le mani su questo problema. Espressione figurata per indicare ciò cui ci si sta dedicando.

giovedì 7 giugno 2007

Ancora Nosadella

Troppo lavoro, non ho fatto in tempo a parlarne prima.
Alla fine il cinema Nosadella ha chiuso.
L'ultima proiezione è stata commovente sia per il film - il meraviglioso Little Miss Sunshine - che per l'atmosfera da festa triste messa in piedi dai fratelli Moffa, i gestori del Cinema. Ho imparato nuove notizie, che non hanno fatto altro che aggiungere amarezza ad amarezza.
Che i conti economici del cinema, per esempio, erano perfetti.
Che Cofferati e Guglielmi (assessore alla cultura del Comune di Bologna ed ex presidente di RaiTre e dell'istituto Luce) avevano giurato, in una riunione dell'Agis, che non sarebbero stati concessi altri cambi di destinazione d'uso per trasformare cinema in appartamenti. Poi però avrebbe fatto tutto un altro assessore, senza che loro lo sapessero.
Che i gestori del cinema erano pronti, coinvolgendo alcuni produttori amici, a comprare l'immobile per ristrutturarlo, aggiungendo altre due piccole sale.
Che i Moffa hanno tutto ciò che occorre per riaprire, se solo trovano un luogo adatto per farlo.

Per tutto questo:

mercoledì 23 maggio 2007

good bye Nosadella

Un altro pezzo di Bologna se ne va: chiude il cinema Nosadella.
Ed è un vero peccato perché il Nosadella ci ha abituato alla possibilità di vedere i film a poco prezzo ed in pieno centro, in un’atmosfera raccolta e di rispetto per il cinema.Ha presentato in cartellone film introvabili altrove (come Little Miss Sunshine, che a lungo è rimasto in programmazione) e presenta alcune iniziative che non hanno simili a Bologna: ogni lunedì la proiezione di film in inglese. Un’ottima occasione per migliorare il proprio inglese o, per i tanti americani che vivono in città., per mescolarsi ai bolognesi e vivere i loro stessi locali.
Dopo Metropolitan e Fellini chiude anche il Cinema Nosadella. Continuano a nascere multisala con enormi parcheggi e contenitori per bibite e pop-corn sui sedili.
Io piuttosto che veder un film al Medusa sto a casa.

la lettera di addio dei gestori del Nosadella:
Cari amici,
il vostro cinema preferito chiude!
Non è uno scherzo, le due sale del cinema Nosadella, domenica 27
termineranno le proiezioni, non ci saranno più, al suo posto troverete
appartamenti, molto più redditizi, e che fanno parte di un progetto di
riqualificazione urbana (SIC!) voluta dal comune.
Noi, io e Enrico, abbiamo cercato, con la nostra passione per il cinema, di
dare personalità al nosadella, un locale unico, veramente indipendente e non
legato a nessun circuito, vi abbiamo offerto molte "chicche", magari film di
cui non ne avete mai sentito parlare (Come quello ora in programmazione) che
vi hanno stupito, emozionato... ma lasciamo i ricordi alla prossima mail.
Vi diciamo grazie,
vi chiediamo di protestare di non far passare la cosa come un dato di fatto,
(leggete nel sito la bella lettera di Roberta e le altre che continuano ad
arrivare).
vi chiediamo se ne siete a conoscenza di indicarci un altro spazio dove
magari trasferirci, basterebbero tra i 600 e gli 800 mq. per fare due sale
di 150-200 posti, per voi se non venite tutti assieme...
A presto (venite anche solo a salutarci!)
Mauro

martedì 22 maggio 2007

l'aporia fra essere e volere

Mi è successo di nuovo: mi hanno offerto un posto di lavoro. Ancora una volta, ad un’analisi oggettiva, presenta ottime caratteristiche: un ruolo di responsabilità, per un giovane come me, con ottime prospettive di carriera e di guadagno. Un posto ottimale per impegnarsi e vedere riconosciuto il proprio lavoro. E, in definitiva, un posto veramente adatto ad un ingegnere gestionale, quale io risulto essere: un piccolo stabilimento produttivo da analizzare e risistemare in maniera più funzionale, il processo logistico sotto controllo e la possibilità di estendere questo lavoro ad altre aziende collegate.

Solo che il problema è proprio qui: un meraviglioso lavoro per un ingegnere. Ormai, se anche avevo dei dubbi, non ne posso più avere: fatemi stare lontano dagli stabilimenti industriali e dai componenti meccanici. Se possibile, dalle aziende in genere. Non ci posso stare, non ci so stare: trovo terribilmente noioso tutto ciò, al punto che la prospettiva di ottimo guadagno non mi tocca nemmeno.

La cosa buffa è che sarei bravissimo a fare questo genere di cose: laureato in corso con lode, non ho mai fatto un colloquio senza successo. Ferrari, Prometeia, Granarolo: sono tutti posti di lavoro che ho rifiutato io, dopo esser andato ad interviste per le quali ero stato chiamato, senza nemmeno mandare via un curriculum. Ad altri colloqui nemmeno sono andato, avevo visto che non era la mia strada.

Non chiedeteci la parola, che squadri da ogni lato l’animo nostro informe. [...] Codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.

E invece qualcosa c’è di chiaro: c’è un anelito ad espressioni artistiche che non sia violentato dalla freddezza delle questioni economiche ed ingegneristiche. C’è la voglia di scrivere – pure se non accompagnata da una bravura pari a quella che dimostro nei campi che ora rifuggo. E infine c’è, almeno, il desiderio di impiegare le proprie energie, se proprio non si riuscirà a realizzare i sogni, almeno per fare qualcosa che abbia un senso più profondo.

Più di un anno di lavoro e di stipendi non hanno fatto vacillare queste idee. Anzi.

lunedì 14 maggio 2007

Cosa diavolo significa in italiano? - 3

“Ci sono dei do e dei de” dice il piccolo imprenditore. Io prendo appunti, con la mia stilografica blu. Sto pensando a questo post, ma sembra che sia molto coinvolto dalle sue parole. Camicia azzurra, scarpe eleganti, l’unica concessione che mi sono fatto è stato lasciare quelle due spillette così rosse attaccate allo zaino, ben in vista. Si parla di aziende, di reti, di crescita e di componenti meccanici.
“Ci sono dei do e dei de”, ripete quello, mentre il Professore, al mio fianco, cerca di inserirsi nel discorso. Non riesce a finire una frase, già che l’altro è troppo esuberante. Vorrebbe fargli capire come alcune sue idee siano eccessive, come sia impossibile metterle in pratica. Anche perché a metterle in pratica sembra dovremo essere noi, e tempo non ce n’è mai abbastanza. Gli occhi del Professore, però, sono attenti: parla una lingua diversa rispetto all’uomo che ha di fronte, ma entrambi sono affascinati dalle imprese.
“Ci sono dei do e dei de”, ribadisce ancora una volta quello. E al suo fianco, di fronte a me, la giovane collaboratrice annuisce con l’aria di chi quel discorso l’ha già sentito tante volte. E’ un po’ sciupata dal tanto lavoro e dagli anni di ingegneria, ma sul volto la lieve abbronzatura rivela un fugace fine settimana in riviera.
“Ci sono dei do e dei de”, finisce lui. “Per partecipare alla nostra rete di imprese bisogna dare, oltre che ricevere.”

mercoledì 9 maggio 2007

Eresie

I vescovi di Città del Messico hanno scomunicato tutti i politici colpevoli della liberalizzazione dell'aborto nel Distrito Federal, lo Stato della capitale messicana. Papa Ratzinger, intervistato sul tema, ha detto che la Chiesa non fa politica, ma scomunica l'aborto.
Poi, in partenza per il Brasile, ha risposto a chi gli chiedeva come avrebbe raggiunto il Sudamerica
io prendo l'aereo ma non volo.

update: ora questo post è stato messo anche su LiberoBlog

venerdì 4 maggio 2007

Un mattina da standista

Mattina in fiera, a fare da standista durante la fiera R2B (reaserach to business, dove i ricercatori incontrano le imprese... wow!).
La mia miglior faccia per presentare con convinzione una cosa che mi ha stufato, ed anche un bel po'. Ma un po' di cose interessanti, con l'occhio del sociologo più che con quello dell'aziendalista,riesco a tirarle fuori..

9:30, pausa bagno. Capita, in alcuni locali notturni o in discoteca, di trovare distributori di preservativi vicino ai bagni. Qui, invece, accanto ai bagni ci sono distributori di collant e fazzoletti di carta. Povere standiste,almeno io non ho timore di smagliarmi i calzini..

9:55, osservazione dalla mia postazione. Florilegio di scarpe a punta e cravatte dal nodo molto grosso..

10:45, allo stand. Passa una ragazza molto carina, dallo spiccato accento americano. L'accento no, non è carino. Lei lascia il depliant di un workshop che pubblicizza la collaborazione Stati Uniti Italia nel settore delle biotecnologie. L'ambasciata americana ha lanciato un'iniziativa per creare quattro grandi forme di collaborazione, che vengono illustrate. Solo che, per un refuso, il mercato del denaro, anziché Mercato dei Capitali di Rischio, viene chiamato Mercato dei Capitali a Rischio..

12:30. Si incontrano facce conosciute dai tempi dell'università. Giacche e cravatte al posto delle magliette, capelli più corti, si cresce insomma. Entusiasmo per le cose che stano facendo, sincera attenzione ai temi della fiera, riconosciemnto dell'importanza del trasferimento tecnologico. Io, sensazione di non appartenenza.

12:45. Un tipo che mi ha fatto un esame all'Università, ma che ora è stato cacciato dal Dipartimento, gironzola davanti al mio stand. Non mi riconosce.

13:55, via dallo stand. Avevo appuntamento con un prof alle 11:30 per discutere di alcune cose.Arriva alle 12:15, trattiene relazioni sociali per un'ora, poi parliamo. Fa nulla che io stessi lì solo ad aspettare lui,perché allo stand ero già stato sostituito. Me ne vado.

sabato 28 aprile 2007

Manituana


Manituana è l’ultimo romanzo del collettivo Wu Ming. Non mi lancerò in una recensione ampia ed esaustiva perché non è il mio mestiere e perché c’è chi l’ha già fatto molto bene.

Ho finito di leggere il libro solo da poche ore e sono ancora immerso nel dolore per la separazione da un mondo che per più di seicento pagine mi aveva risucchiato. E’ il prezzo da pagare per leggere libri straordinari: va bene così, ma scriverò sull’onda emotiva.

Tante delle cose fatte dai Wu Ming sono davvero notevoli. Io però apprezzo oltremodo la capacità di entrare nella Storia, selezionare alcuni personaggi dallo sfondo uniforme e dar loro una vita romanzesca che sia coerente con le fonti storiche ma sappia riempire gli spazi vuoti fra un evento e l’altro. Dare umanità ai nomi che rimangono nelle pieghe della Storia è quanto di più diverso ci sia da come siamo stati abituati a studiare a scuola, ma è un’impresa affascinante.

Il passo successivo è creare altri personaggi, quelli che avrebbero potuto esistere – o forse sono esistiti – ma non hanno lasciato traccia. Amici, mogli, compagni, figlie e nemici il cui nome è andato perso, ma che sono state il mondo in cui viveva chi ha lasciato il proprio nome alla storia.

I Wu Ming sanno esplorare i sentieri del possibile, immaginando come riempire i vuoti della storiografia ufficiale. Riescono a farlo dando ai personaggi grande umanità e spessore e delineando quella che sarebbe potuta essere una storia alternativa, se le battaglie fossero andate diversamente. Una storia dalla parte sbagliata della Storia che ci dona una visione complessa, non banalizzata negli stereotipi ufficiali. Non si parla dei civilizzatori occidentali e dei selvaggi pellerossa, ma nemmeno degli indiani buoni contro i cow-boy cattivi. Quello che leggiamo in Manituana è una possibile realtà, 200 anni fa.

E’ geniale, poi, il sito www.manituana.com, costruito su due livelli dedicati a chi il libro debba ancora leggerlo ed a chi, invece, sia arrivato in fondo al romanzo.

Nel primo livello si trovano racconti d’avvicinamento al romanzo: prolegomena che sono stati scritti negli ultimi tre anni o racconti abbandonati, non inseriti nella stesura definitiva. Una cronologia degli eventi storici, trailer, notizie, suoni e, davvero stupenda, la cartografia. Questa permette di vedere su Google Earth i luoghi della narrazione sia attraverso le foto da satellite sia su una mappa dell’America del Nord datata 1773.

Per accedere al secondo livello è necessario rispondere ad una domanda, la cui risposta è semplice per chi ha letto il libro. Qui si costruisce davvero il mondo di Manituana: si può discutere, leggere biografie approfondite dei personaggi, vedere i luoghi con un dettaglio molto superiore. Ma questo è ancora nulla: possiamo leggere i carteggi fra i Wu Ming, vedere come il romanzo a 5 teste ha preso forma. E poi si può partecipare alla creazione del mondo di Manituana: esplorare precorsi secondari, documentarsi e scrivere racconti che vadano a completare l’Universo intorno a questo romanzo. Perché in fondo la narrazione non si risolve con la carta stampata.

giovedì 26 aprile 2007

delusione

Un amico ti invita a passare quattro giorni in un albergo vuoto sulle Dolomiti. La compagnia? Lui, la sua ragazza, amiche, amici. Tu cosa fai? Vai? No, perchè sei un dottorando e nei prossimi 5 giorni hai da studiare 732 pagine.

Ragazza che vieni a sostenere un esame

Un anno d’esperienza in dipartimento significa aver partecipato a tanti esami come controllore d’aula. E’ un’attività noiosa e ripetitiva che, nella migliore delle ipotesi, si risolve nel muoversi con aria sospettosa per un’aula piena di studenti che scrivono sui propri fogli. Quando invece va male occorre sgridare, minacciare, alla peggio ritirare compiti. Ruolo sgradevole, ma tocca farlo, così conviene cercare di trovarne gli aspetti più divertenti. Uno di questi è sicuramente soffermarsi a guardare l’abbigliamento degli studenti: anche l’esame è ormai una passerella in cui esprimere se stessi attraverso magliette, scarpe, accessori. Fra le ragazze, in particolare, spiccano alcune categorie...


La ragazza immagine: la si riconosce perchè anche alle otto di mattina sembra aver già passato ore a truccarsi. Indossa di preferenza le Nike sparluccicanti coloro oro o argento, che coi primi caldi hanno preso il posto delle scarpe a punta. La borsetta è piccola, scelta per dimostrare buon gusto alle proprie simili, ma può aumentare di dimensione proporzionalmente al conto bancario del papà. Le magliette firmate, i jeans rastremati fino alle caviglie: serve una zip per permettere di infilarli. Nella versione di maggior classe, sono scarpe Le Coq Sportif a sostituire le Nike. Quando invece la ragazza immagine vuole apparire sbarazzina e finta alternativa indossa all stars e magliette a pois, ma il cerone in faccia le smaschera irrimediabilmente. Non èinsolito vedere spuntare dai jeans il filo del perizoma.

La ragazza alternativa: arriva spettinata e senza trucco, facendo un vanto del suo apparire naturale. Non ha bisogno di orpelli per apparire diversa da quella che è: del resto deve rifarsi in una vita da millenni di dominazione maschile. D’estate viaggia con la maglietta a righe oppure con maglioncini dai colori sgargianti. Le scarpe da ginnastica, finchè non verranno sostituite dai sandali infradito, sono vecchie e consumate, di marche poco riconoscibili.

La ragazza invisibile: è forse un tipo caratteristico di ingegneria, ambiente cui riesce ad uniformarsi meglio delle ragazze immagine o alternative. E’ in effetti una visione aggiornata e vagamente migliorata del tipico studente di ingegneria nerd e trasandato. La ragazza invisibile porta scarpe da ginnastica che andavano di moda 5 anni fa, oppure tanto colorate da far pensare a giubbotti catarifrangenti che bisogna tenere in macchina. Porta jeans troppo corti, da cui spuntano calzini bianchi. Felpe pesanti anche d’estate, colorate in maniera improbabile, capelli raccolti a coda. Vestirsi, insomma, è un male necessario cui non occorre prestare alcuna attenzione.

Non che i ragazzi siano meglio, ma per loro lasciamo la prossima puntata...

venerdì 20 aprile 2007

flash mob! [ancora cuscinate]

Copio qui l'email che mi è arrivata..

PILLOW FIGHT A BOLOGNA


(Fight) Club di Lotta con il Cuscino - Regola numero uno: Dire a tutti del PILLOW FIGHT CLUB.

Dillo a tutti i tuoi amici. Lo spam è un bene. No, davvero: avverti altra gente. Più siamo, meglio è. Ti ringrazieranno. Davvero. A meno che non lo facciano, e vuol dire che sono dei bastardi ingrati, e chi li vuole come amici comunque? Regola numero due: Arrivare all'appuntamento, e in orario.

SABATO 21 aprile, ci troviamo in Piazza Maggiore, di fronte a S.Petronio, alle 18 (sono le sei di sera), in punto. Puntuali. Davvero. Siamo seri. Non c'è nulla di più triste che arrivare DOPO una lotta con il cuscino, quando tutti sono esausti e affannati Ok. Ci sono un paio di cose più tristi al mondo, ma poche. Regola numero tre: Portare un cuscino. Nascosto. In una borsa, zaino, nello stomaco di amici o parenti.

Non far vedere il cuscino a nessuno prima della lotta. E´ una questione di sorpresa. Regola numero quattro: All´ora esatta (18:00), tirar fuori il cuscino e lottare! Regola numero cinque: NON colpire nessuno senza un cuscino (a meno che non lo voglia, e chieda per favore)! Altre regole: Non c´è NULLA da vincere, per cui non barare mettendo qualcosa di PESANTE nel cuscino. Sì, diciamo a te. Non fare finta di niente.

giovedì 19 aprile 2007

Cosa diavolo significa in italiano? #2

Seconda puntata della rubrica che raccoglie le più assurde commistioni fra italiano ed inglese che mi capita di sentire in Dipartimento. E' passato un po' di tempo dalla precedente pubblicazione: che non pensiate che non abbia sentito nulla che valesse la pena di scrivere qui! Semplicemente, non ho avuto tempo per jaleo...
Ma è il caso di dare un'aggiornata a questo blog e così vi copio qui sotto alcune frasi sentite stamattina, in un arco di circa venti minuti... Come dire, basta mettersi ad ascoltare.

  1. "Il task [task] uno non va bene perchè è troppo population specific[populescion specific]"
  2. "Gli studenti di economia si portano dietro un bias [baias]"
  3. "Sono cose legate ad una logica di learning [lerning]"
Non fanno ridere, lo so. Ma non ci posso far nulla: anche a me mettono una gran tristezza.

sono alienato, bastava scoprirlo!

Tratto da: J.G.MARCH, Decisions and Organizations, Basil Blackwell, Oxford 1988 (ed.it. Decisioni e organizzazioni, Il Mulino, Bologna 1993, pp.361-362)

mercoledì 18 aprile 2007

quando il voto di felicità, con serenità, crolla

Nessun tempo per scrivere sul blog, nessun tempo per leggere i blog altrui. Non un attimo per caricare le proprie foto su flickr, nè tantomeno per guardarle con attenzione. Nemmeno la calma per scrivere racconti già pensati per concorsi che stanno per scadere. Figuriamoci per immaginare futuri alternativi e cercare di costruirli.
I rapporti sociali vanno perdendosi: le sere sono passate sui libri, le e-mail non faccio in tempo a scriverle. E, quel che è peggio, mi annoio. Poi, ieri, un episodio esemplare: doversi scusare, andando via da una riunione alle 8 di sera, perchè si sta abbandonando molto presto.
Insomma: non mi sono accorto del passaggio di Pasqua, nè mi renderò conto del 25 aprile o del primo maggio. Ma di ferragosto si.

venerdì 6 aprile 2007

Un libro in 60 parole: Ribelli!, di Pino Cacucci



Ribelli è un romanzo da leggere di notte, quando il buio rende sfumati i limiti della realtà: è in quelle ore che è più facile mostrarsi, per i personaggi ostinati che popolano le storie. Cacucci te li disegna accanto e loro ti indicano come l’omologazione non sia inevitabile. E’ un libro che non può lasciarti indifferente, se non sei morto.

giovedì 5 aprile 2007

Sincerità e qualunquismo

Queste sotto sono le prime dichiarazioni di Tyrone Grant, un giocatore di basket appena ingaggiato dalla Virtus Bologna,una delle più importanti squadre di basket in Italia:

Giro il mondo? E' vero, vado a seconda di quanto mi pagano, e non per altre motivazioni. Poi è chiaro che cerco di andare dove ci possano essere situazioni positive, ma la ragione principale sono i soldi. Si vive una volta sola, e io voglio cercare di stare sempre bene, in campo quanto fuori. Ad esempio l'anno scorso in Spagna le cose non stavano andando bene, e io avevo cominciato a vedere il basket come un lavoro, più che come un divertimento. Per cui chiesi di essere rilasciato. [...] La Corea? E' stata una semplice scelta finanziaria, hanno pagato davvero tanto. Poi non è un brutto campionato, il livello è discreto, e ci sono ottimi americani.

Ho l'impressione che ad un calciatore non le sentiremo dire queste cose..

mercoledì 4 aprile 2007

Cosa diavolo significa in italiano?!

Nasce oggi la nuova rubrica di questo blog: “cosa diavolo significa in italiano?!”

E’ una rubrica di protesta: forse voi la troverete inutile, ma per me sarà terapeutica. Ho già avuto modo in passato di lamentarmi dello smodato uso che si fa dell’inglese in certi ambienti. Non ho nulla contro la lingua in se: anche se non è musicale come l’italiano, sensuale come il francese, chiassosa e divertente come lo spagnolo o incomprensibile come l’hindi, è sicuramente fondamentale conoscerla e saperla parlare correttamente.
Il problema nasce quando viene usata come un vessillo della propria presunta cultura o, peggio, come randello per far apparire convincenti e profonde argomentazioni altrimenti vuote e banali. Spesso, in ambito aziendale, viene usata in questa maniera. Le aziende, come i dipartimenti di direzione aziendale, guardano agli Stati Uniti come a La Mecca e, dunque, la stessa cosa, detta in inglese, sembra molto più interessante.
Non sono un linguista e non ho idea di quanto le mie argomentazioni possano essere sensate, ma non posso sopportare l’uso, sempre più diffuso, di incastonare sostantivi ed aggettivi inglesi in un discorso condotto con la grammatica italiana. Posso al limite tollerare l’uso di termini difficilmente traducibili, come Brainstorming (che pure in Spagna, per esempio, si traduce tormienta di ideas. Poi ti stupisci che l’economia spagnola corra il doppio della nostra..) ma trovo assolutamente scellerato ed inaccettabile quando si usano parole facilmente traducibile in italiano. E’ il paradosso di un linguaggio fatto non per comunicare.

E dunque, placata l’indignazione, passiamo all’ironia. In questa rubrica raccoglierò frasi lette o ascoltate davvero: si tratterà di frasi che chi ha pronunciato riteneva assolutamente normali, ma che racchiudono l’uso criminale dell’inglese di cui ha appena raccontato. L’idea è: che cosa capisce un lettore comune? Provate a tradurle e ditemi cosa ne pensate...

1)“La parte che poteva essere stressata di più era quella sulla teoria delle decisioni”

2)“Devo essere più broad”

3)“L’impresa come bundle of knowledge. La natura del knowledge influenza la sua trasferibilità: quanto più tacito e tanto maggiore è la causal ambiguity, tanto più risulta sticky e non trasferibile”

martedì 3 aprile 2007

Pasqua di passione

Elenco dei libri da studiare entro la prossima settimana, corredato delle indicazioni circa il lavoro supplementare da svolgere per ognuno dei tre seminari.

Seminario di Teoria dell’Impresa - 11 aprile 2007, ore 15.00
Consegnare, almeno 24 ore prima, una revisione critica non più lunga di 4.000 battute, spazi esclusi.
- Williamson, O., (1975). “Markets and Hierarchies. Analysis and Antitrust Implications”, The Free Press. (capp. 1-9)
- Coase, R.H. (1937). “The Nature of the Firm”, Economica, 4: 386-405.
- Coase, R.H. (1991). “1991 Nobel lecture: The Institutional Structure of Production”, The Nobel Foundation 1991
- Barney, J.D. & Ouchi, W.G., Costi dell’informazione e strutture economiche di governo delle transazioni, in Orgnanizzazione e Mercato (a cura di Nacamulli R.C.D. e Rugiadini A.), Il Mulino, 1985.
- Teece, D.J., La diversificazione strategica: condizioni di efficienza, in Organizzazione e Mercato (a cura di Nacamulli R.C.D. e Rugiadini A.), Il Mulino, 1985.
- Eccles, R.J., Le quasi organizzazioni nel settore edilizio, in Organizzazione e Mercato (a cura di Nacamulli R.C.D. e Rugiadini A.), Il Mulino, 1985.

Seminario di Teoria dell’Organizzazione - 12 aprile 2007, ore 10.00
A inizio semario occorre esporre in 10 minuti la sintesi del testo di Hannan e Freeman.
- M.T.Hannan, J.Freeman, Organizational Ecology, Harvard Univ. Press, Cambridge 1988 (ed.it. Ecologia organizzativa, EtasLibri Milano 1993) Capp. 1,2,3,4,6 + Introduz. all'ed. italiana
- Berger P.L., Luckmann T., La realtà come costruzione sociale, Collana "Biblioteca", Il Mulino, 1997

Seminario di Metodologie della ricerca - 12 aprile 2007, ore 14.00
- Corbetta, P., Metodologia e tecniche della ricerca sociale, Bologna, Il Mulino, 1999, cap I, II e III
- Maggi, B. and G. Sampo' (1992). La ricerca sociale nelle organizzazioni. In Manuale di gestione del personale. G. Costa (a cura di). Torino, UTET. III: 83-104, vol. 3.
- Cook, T. & Campbell, D. (1979). Quasi Experimentation: design and analysis issues for field settings. Houghton Mifflin, Boston, capitolo 1.


Cioè circa un migliaio di pagine di roba, da studiare da qui a mercoledì prossimo, metà in italiano e metà in inglese.
Sono sinceramente stupito e francamente incazzato: come si fa a conciliare il lavoro con la vita, in queste condizioni? Vogliono farci scegliere, selezionando solo quelli che sono disposti a donarsi completamente a questa vita? E comunque, come si fa a prepararsi decorosamente per le lezioni, con questi carichi di lavoro?
Non mi lamenterei se si trattasse di una eccezione, di un caso isolato, ma questo sarà l’andazzo normale, almeno per i prossimi due mesi. Fino ad ora già tenersi un week end libero era un’impresa, pur avendo solo due seminari alla settimana. Da adesso sarà impossibile. Ma ci sono anche altre cose importanti da fare, specie la settimana prossima.
Ma vabbé, fa nulla.

Confermo quello che a qualcuno ho già detto: faccio voto di felicità fino ad agosto. Va tutto bene: prenderò tutto con il sorriso sulle labbra, cercando di barcamenarmi alla meglio ma mettendo da parte i pregiudizi che posso ancora avere. Poi arriverà il momento delle scelte, da fare a mente fredda e considerando tutto e non un problema alla volta. Se sottoposto a questi ritmi questa vita mi piacerà, andrà benissimo. Ma se invece non mi piacerà, ci sarà poco da fare: è un’esperienza talmente totalizzante che non lascia quasi spazio a passatempi ed attività alternative. Non abbastanza da compensare un’eventuale infelicità lavorativa, almeno.

Ma i prossimi quattro mesi voglio mettermi alla prova e vivere sereno.

Intanto mi godo le due piccole gratificazioni che mi sono concesso oggi, dopo aver appreso che giovedì prossimo inizierà il terzo seminario: accanto a me c’è una maglietta Zaramaraglio acquistata compulsivamente, come già mi capitò in passato. Può essere molto comodo avere il negozio vicino al dipartimento!
[comunque ho speso solo 14,90€]

E poi ho appena finito il primo gelato di stagione preso da Stefino, la meravigliosa gelateria in via Galliera. La granita alla mandorla l’ho lasciata al prossimo momento di disperazione.

venerdì 30 marzo 2007

Hablando después de un examen

L: "Certo che, tolte le prime due volte, fare assistenza d'aula durante gli esami è davvero noioso..."
R [prof]: "Eh si..."
L: "Bisogna solo star lì a controllare che non copino..."
R: "Ma anche la didattica poi è uguale: le prime volte che vai in aula sei carico, ma già il secondo anno in cui vai a ripetere le stesse cose non ne puoi più."
L: "..."
R: "Quando ero dottoranda ricordo che non vedevo l'ora di avere un corso mio, adesso invece è solo una seccatura"
L: "..."
R: "L'unica cosa per cui si mantiene un interesse vivo è la ricerca, che è varia.."
L: "..."

lunedì 26 marzo 2007

La morale del film: The last king of Scotland


Analisi semiseria di quello che ho imparato dall'ultimo film:


Quando ti sei appena laureato, non farti venir voglia di salvare il mondo lavorando per una ONG!

domenica 25 marzo 2007

Google Ads

Scegli il template, inserisci una bella citazione, metti un link ai blog amici ed a quelli che leggi. Poi dedica due righe alle vecchie case, che ci si pensa sempre con nostalgia, inserisci l’animazione con le foto che carichi su flickr ed aggiungi le scorciatoie alle etichette ed ai commenti recenti.
Infine iscrivi il blog a technorati e copia il codice, iscrivilo a Shinystat ed inserisci un contatore.
E infine prova anche a mettere anche i Google Ads, che magari ci scappa un caffè ogni tanto. Si tratta di quegli annunci pubblicitari - gestiti dal più importante motore di ricerca - che inseriscono sul tuo sito pubblicità coerenti con gli argomenti che tratti. Sei malato per le moto da corsa? Pubblicheranno link a siti in cui potrai trovare informazioni su valvole, pistoni e cilindrate. Non fai altro che parlare di viaggi? Tutte le guide turistiche e le agenzie di viaggio potranno trovare un posto fra gli annunci del tuo blog.
Bene, dicevo: non facciamoci mancare nulla e mettiamo anche questi annunci. Poi pubblico il primo post: non tanto meditato ma non mi sembrava nemmeno troppo esplicito.
E allora cosa significano questi annunci apparsi subito dopo? Cosa pensa Google di me?!

un nuovo inizio

Capita che un martedì quasi primaverile uno stravolga la propria vita. O almeno le dia un forte scossone, per vedere cosa può rimanervi attaccato e cosa, invece, è ormai destinato a finire.
Non sono scelte facili da fare e questa persona vive i giorni seguenti in preda a continui sbalzi d’umore, passando dalla serenità per l’aver fatto una scelta giusta alla tristezza per le cose che finiscono – o potrebbero finire. In questi casi c’è chi si abbandona al dolore, attraversando apaticamente le proprie giornate, chi si ubriaca per non pensare, chi si rifugia nel lavoro, dedicandogli tutte le energie che potrebbe spendere in maniera migliore. Mensieur Malaussène si sarebbe messo a correre fino a sfinirsi: me lo immagino percorrere Belville e poi giù, fino al Ile de La Cité e di nuovo in alto, verso il Père-Lachaise.
Io invece apro un nuovo blog, mi metto a fare foto ed a riempire le mie giornate di impegni per non lasciare troppo spazio alla mente. Non lasciarle spazio per girare da sola, che già così vaga pericolosamente. Abbandono splinder, abbandono le vecchie case: cerchiamolo qui qualcosa di nuovo, visto che altrove non ho voglia di trovarlo.
Jaleo, dallo spagnolo. L’anello che non tiene, cercate la voi la citazione.
Da ora qui le cronache della vita confusa e dei pensieri, a volte informi, altre poco condivisi, del fu mokia. Almeno finchè l’appartamento vecchio non sarà di nuovo abbastanza pieno per poterlo occupare tutti insieme.