mercoledì 21 novembre 2007

Avanti Sav!

Immaginate di vivere in una grande casa, piena di stanze, bagni, cucine, salotti. Un palazzo enorme, pieno di gente diversa, accenti strani, borghesi, operai, ricchi, mendicanti.
Tutte queste persone, tutte le loro famiglie, occupano un appartamento all’interno di questa casa da tempo immemorabile. A volte ci sono scambi, a volte qualcuno occupa un zona rimasta sfitta, ogni tanto l’ultimo di una famiglia muore. I diversi discendenti si mescolano fra loro, ma rimangono a vivere nelle Casa.
Immaginate che ci sia una famiglia che, per un motivo casuale e fortuito, sia stata designata tanto tempo fa a comandare ed a stabilire le regole della casa. Non importa perché proprio questa famiglia sia la prescelta: magari un antenato era stato particolarmente furbo o intelligente, forse i primi abitanti avevano semplicemente estratto a sorte, magari il potere era stato guadagnato con la violenza.
Ad ogni modo, ormai da tanto tempo, tutti i discendenti di questa famiglia vivono nella ricchezza, approfittando delle persone su cui regnano. Non hanno paura di non arrivare a fine mese, non devono comprare vestiti economici. Vivono in appartamenti splendenti e pieni di ogni ricchezza.
La loro maggiore preoccupazione è godersi la vita, il loro potere si alimenta da solo.
Per meglio sfruttare il proprio tempo hanno lasciato la gestione della Casa ad altre persone, scelte da alcuni degli abitanti.
Un giorno il governante di turno, un tipo tarchiato, col culo basso ed una enorme mascella, viene a sapere che nel quartiere si è scatenata una guerra: alcune altre Case stanno combattendosi ed i rispettivi governanti mandano i più poveri in strada ad uccidersi. Il governante della nostra casa non riesce a trattenere l’eccitazione e, come un bambino, decide che anche lui vuole partecipare. Non gli bastano le macerie che le guerre precedenti avevano lasciato, non gli bastano i ponteggi ancora da smontare dopo anni di ristrutturazione. Lui vuole attaccare.
E cosa fa un bravo Re di casa, allora?
Ferma il pazzo al governo, impedendogli di mandare a morire gli altri abitanti della Casa. Non firma leggi vergognose in cui alcuni inquilini sono definiti inferiori e sbattuti fuori, in una fossa comune o nella stanza delle caldaie. Gli impedisce di mandare le sue squadracce ad eliminare gli avversari politici.

E invece.

Poi, per fortuna, la guerra finisce.
E, per fortuna, si decide che un re non lo si vuole, men che meno questo. E il re, uomo fortunato, anziché essere sculacciato viene lasciato libero di andarsene all’estero. Povero: che sofferenza!

Poi passano quasi cinquanta anni. Ai discendenti della famiglia reale viene concesso di tornare nella casa. Forse per premiarli del comportamento integerrimo: cosa vuoi che sia un morto in situazioni poco chiare? Cosa vuoi che sia uno scandalo sessuale?

E questi cosa fanno? Anziché chiedere scusa per i danni fatti, anziché ringraziare per la grande cortesia fatta loro a riammetterli nella Casa,vogliono anche dei soldi? Vogliono anche i danni!
Senza vergogna.

Sbattiamoli di nuovo fuori, subito.

Nota: oltre al danno anche la beffa. Vincessero la causa i soldi andrebbero alla "Fondazione Emanuele Filiberto di Savoia" che li destinerebbe "in opere di beneficenza e di sostegno alle fasce sociali più disagiate". Sono bravi tutti i fare la carità coi soldi altrui. Vendete qualche gioiello di famiglia e distribuite i soldi alle fasce sociali più disagiate, se proprio volete.

update: la cosa peggiore è trovarsi d'accordo con Calderoli!

domenica 11 novembre 2007

Cosa diavolo significa in italiano? - e 6

Quando la ragazza ha detto che "l’embeddedness all’interno del cluster lo intendo come knowledge flown" non ce l’ho più fatta.
E dire che avevo provato a vincere la mia spocchia autarchica. Mi ero seduto sulla mia bella sedia blu pieno di buone intenzioni. Avevo fatto finta di non sentire che si voleva "modificare il pattern causale esistente in letteratura” ed avevo tossito rumorosamente per coprire il fatto che “c’è stato uno stream di ricerche”.
Io, davvero, non volevo fare di nuovo quello diverso dagli altri. Volevo buttarmi con grande entusiasmo su questo dottorato, integrarmi, lasciare che la mia socializzazione primaria fosse vinta dalla socializzazione secondaria del dipartimento, che il mio comportamento deviante (Berger e Luckmann, 1966) soccombesse.
Volevo anche io dire “implementare” tre volte al giorno.
Ma non riesco.
Quando ho sentito che “ci sono dei findings contrastanti” una palpebra ha cominciato a tremare.
Guardavo la ragazza, in piedi accanto allo schermo su cui il proiettore diffondeva le sue diapositive.
Quando ho udito che “le imprese sono competing, collaborating e indipendent” il mio sorriso è diventato un ghigno.
Professori, ricercatori e dottorandi seguivano attenti seduti nell’aula seminari.
Quando ho sentito che “la definizione di cluster è abbastanza broad” ho cominciato a digrignare i denti.
Fuori gli studenti passeggiavano ridendo.
Allora un respiro profondo: corpo rilassato, corpo rilassato, corpo rilassato, corpo rilassato..
Training autogeno aiutami. Fammi calmare.
Poi quella frase.
Mentre uscivo ho sentito dire “ma perché dovremmo preoccuparci di quanto grande è l’embeddedness”.
Già, perché?