martedì 8 luglio 2008

una patina di coolness - cosa diavolo significa in italiano?

Sono stati giorni davvero pesanti in dipartimento.
Il 20 giugno, la consegna della proposta di ricerca: un documento scritto che dovrebbe essere il punto di svolta di questo dannato dottorato. Si tratta di riassumere in trenta pagine, fitte di citazioni quanto una gocciola di pezzi di cioccolato, quello che si vuole studiare durante l’anno e mezzo successivo. I luminari si aspettano di vedere che il volenteroso dottorando abbia studiato tutto quanto è stato scritto su un problema, abbia trovato qualcosa che non è stato affrontato appieno, abbia fatto ipotesi su questo qualcosa, abbia disegnato una ricerca per testarle, e questa ricerca sia fattibile.
Io ho preso le cose al contrario: mi interessa un settore, voglio capire “che cazzo è successo all’editoria in Italia negli ultimi trenta anni” (cit.: il mio relatore, 2008) e me ne frega il giusto di una teoria di riferimento. Morale: le cose sarebbero già abbastanza complicate da fare approvare, anche senza che avessi perso un mese e mezzo di lavoro causa violento mal di pancia.
Dopo la consegna dello scritto avrei avuto due settimane per preparare una bella presentazione da fare al collegio del dottorato riunito per l’occasione. Peccato che mi sia capitata la classica proposta che non si può rifiutare: bisogna far parte della commissione per gli esami di Stato per l’ammissione alla professione di ingegnere. Un lavoro assurdo: una giornata passata a scaricare da Internet un bilancio, mescolare Stato Patrimoniale e Conto Economico e presentarlo agli studenti perché, anziché giocare col cubo di Rubik, mettano. E immaginate il divertimento a correggere tutto. Ed è sola la prima prova (di tre). Ma anche questo sta andando.
E la presentazione orale, giovedì scorso: felice di come è andata. Bravo: ho recitato il mio show, fregandomi delle critiche che sarebbero potute venire e di chi prima mi aveva detto di guarire con calma senza preoccuparmi del resto, e poi si era rimangiato tutto, dicendo che avrei dovuto fare un lavoro come gli altri.
Ho fatto la mia figura, dopo altre notti insonni, passate a studiare. A letto alle quattro e mezza, la notte prima. E’ andata, ho fatto una buona impressione, e forse riesco a studiare il mio settore in chiave storica. Sono davvero entusiasta.
Ironia: quattro-cinque professori mi hanno fatto i complimenti per quanto fosse scritta bene la mia proposta di ricerca. Per la prosa, intendevano. E mentre mi alzavo in piedi per andare a presentare mi squilla il cellulare: è Torino. Ci vieni quest’anno alla Holden? Mi sa che cerchiamo di congelare tutto di nuovo.
E poi due giorni di libertà, ed i consueti fantasmi che tornano. Ma chi me lo fa fare tutto questo? A cosa serve condannarsi ad una vita d’inferno come questa?
Tanto, mi è chiaro: non ho nessuna voglia di fare come quelli, come i lampadari (come li chiama il mio omeopata): tutti i sabati e tutte le domeniche a lavorare. Per arrivare dove, poi? Criceti che corrono in una ruota, questa è l’impressione che ho. E, dunque, al più si tratta di finire il dottorato, salutare tutti e andare a cercare miglior fortuna. Ma vale la pena ridursi a questo modo?
Appena riesco a staccare abbastanza dal lavoro penso che la vita non sia questo. Dove sbaglio?

Ho trascurato belle e-mail cui rispondere: non mi sento nemmeno in colpa, sarebbe stato davvero impossibile fare di più. Ma mi dispiace, e me ne dovrò scusare: non è così che si trattano le persone. Le Persone, intendo.

Ma ora, almeno in parte, si può ricominciare. Ed allora che inizi la vita nuova, e che il blog riprenda con un sano, catartico, sfogo. Ecco, di nuovo, che cosa diavolo significa in italiano. Qualche frase raccolta qua e là:

Son d’accordo col sistema di tagging che hai detto prima

Si suppone che non ci sia innovazione che parte dall’incumbent

La tua domanda di ricerca deve essere più broad

Hanno misurato con qualcosa di database-oriented

Magari fai body rental con una organizzazione esterna, oppure dai in outsourcing il billing

La colocalizzazione degli star-scientist

E poi c’è un brandello di conversazione fra due dottorandi (D1 e D2). Me l’hanno segnalata P. ed M., che hanno anche fornito la parafrasi fra parentesi..

D1: allora mi manca un anno e mezzo per finire il dottorato, poi devo trovare una donna e fare un figlio
D2: ehe sì, effetivamente il tuo time to market è un po' complicato, hai le core competences ( l'uccello, ndr), ma ti mancano le competenze complementari (la mona, ndr).

E per finire, una chicca: una frase che mi sono sentito rivolgere a proposito di una presentazione che avevo fatto durante un corso di dottorato:

D2 (è sempre lui): Luca, grande, con questa cosa hai dato alla tua presentazione una meravigliosa patina di coolness..