venerdì 6 luglio 2007

spesso il male di vivere ho incontrato

E’ venerdì, sono le quattro e cinque minuti e sto aspettando di poter iniziare un incontro che era fissato alle due e mezza. Il professore, due piani più su, è al telefono. Fa caldo, non c’è aria condizionata e la stanza è piena di pc, stampanti, server. Accesi. Il naso sanguina lentamente ed ho una ghiandola del collo che si è gonfiata. Almeno questa, potenza della psicosomatica. Credo.
Terzo giorno di nuovo in ufficio, senza aver certo smesso di lavorare da casa, e l’accoglienza che mi danno i colleghi è nulla, come se ci fossimo visti ieri. Nessuno che mi chieda com’è andato l’intervento, nessuno che mi chieda qualcosa. Eppure tutti erano informati.
Non così va fra i co-dottorandi che, quelli si, sono stati umani e gentili e si sono informati ed hanno chiesto. Almeno questo.

Ma la soluzione non è mica distante, basta cambiare lavoro, no? O fare un master a Buenos Aires! E se mi rimane tempo libero, sembra esserci un bel modo per arrotondare!