Uno non riesce più a dormire, e si sveglia nel cuore della notte.
Un altro ha avuto la bronchite per due mesi, avendo a che fare per la prima volta con un aerosol.
Uno dorme a fatica e fuma solo quando lavora.
L’altro si è lasciato andare all’ipocondria ed è sempre a fer esami medici.
Uno è diventato talmente sessocentrico che non può stare due minuti senza parlarne. O senza diffondere filmati, o foto.
L’ultimo ha mal di testa tre giorni a settimana, ha le crisi d’asma in autunno – cosa mai successa – ed ogni tanto va in bagno a vomitare.
Una camera di un sanatorio? No, è solo un classe di dottorato. Un anno dopo l’inizio.
13 commenti:
uhm, che dire? tieni duro! :)
non li fanno più. gli ingegneri di una volta.
Quelli come Gadda..dico.
(che credi, che me la sia dimenticata, la spintarella in libreria quando criticavo gli ing.?)
Scherzo...resistete su!!!!
qui bisogna che rilanci con una citazione di Pino Cacucci:
"La fuga è invece l’unica scelta dignitosa quando non puoi cambiare più nulla, e non vuoi neppure lasciarti coinvolgere, diventare complice."
Da buon nevrotico con tratti narcisistici riassunsi in me tutte le ipocondrie dei miei colleghi che per fortuna erano solo tre. Sono cose che capitano. E fanno tanto bene al cuore e all'anima.
essendo io deficiente, ho eliminato il mio stesso commento.
Volevo dirti solo che la citazione di Cacucci mi ricorda una cosa trovata in un libro che stavo studiando.
Un giorno ti farò vedere la pagina...a margine di quel paragrafo mi ero segnata "Luca!!!" ...sentiti importante.
Comunque è "L'elogio della fuga", di Laborit.
Il mio ex fidanzato e io ci siamo, per l'appunto, fidanzati proprio pochi mesi prima che lui iniziasse il dottorato. Per tre anni, ho vissuto un ciclo di dottorato molto da vicino ma da esterna - ed era un po' come lo descrivi tu, anche se a poco a poco alcune cose migliorano (e altre peggiorano, come sempre nella vita ;) ). Alcuni arrivano a non sopportare più il sistema: conosco un ragazzo che dopo un brillante PhD in California, con un premio Nobel come advisor, adesso studia come un pazzo libri di finanza per trovarsi "un lavoro vero" (sic). Però. Essere pagati (poco, ok, ma pagati) praticamente soltanto per studiare ciò che ti piace non credo capiterà più, sai? Già con il Postdoc l'ansia di pubblicare e pubblicare e pubblicare comincia a essere la cosa principale e la ricerca passa quasi in secondo piano. Ok, la smetto: ho fatto la saggia (finta) rompiballe (vera) :)
Mh, l'ansia di pubblicare non è detto che cominci col postdoc...
Accidenti...dove sono finite le mentes sanas in corporibus sanis?? Forza e coraggio!
Ale
@massimo: :)
@ a.: mi incuriosisci!
@ odiamore: grazie per l'intervento. quello che dici è perfettamente condivisibile. continuo a pensare che essere pagati per studiare sia semplicemente meraviglioso. nelmio caso specifico però entrano in gioco alcune considerazioni più complesse, che riguardano un spostamento di interessi da quando mi sono iscritto a quando ho finito l'università. probabilmente me ne sono accorto colpevolmente tardi,quando già stavo iniziando un dottorato che si sta rivelando una fonte di stress notevolissima. probabilmente proprio perché non ho la gioia dello studiare argomenti che mi piacciano molto ad aiutarmi.
@ grenadier:ma lo sappiamo che tu sei sempre avanti..
@ Ale: sono un ricordo!
Ahimè, a queste scene si può assistere anche in qualunque ufficio...
Sì in effetti anche in ufficio qualcuno di questi sintomi c'è sempre.
Luca tieni duro,vedrai che la situazione migliore!
Mi sono infiltrata qui passando per aNobii, spero non ti dispiaccia!
@ betty: mh.. però se state così senza nemmeno lavorare 60 ore siete poco resistenti!!
;)
@ alehcim: ci proverò! avevo riconosciuto l'immagine anobiana.. figurati se le visite non fanno piacere!
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